“DUE COSE CI SALVANO NELLA VITA : AMARE E RIDERE. SE NE AVETE UNA VA BENE. SE LE AVETE TUTTE E DUE SIETE INVINCIBILI” cit. Tarun Tejpal
Il matrimonio ha origini già nella Preistoria, in questo periodo attraverso testimonianze molto semplici di scrittura, ci sono state tramandate le prime forme di unione fra uomo e donna. La parola matrimonio deriva dal latino “matrimonium”, l’unione di “mater” e “munus”, ossia il compito della madre. Nel diritto romano con questa parola si intendeva un legame che rendeva legittimi i figli nati dall’unione di un uomo con una donna.
Il Matrimonio nella storia ha assunto un valore differente in riferimento alle culture e al periodo storico. La donna tuttavia è sempre stata succube delle decisioni del padre. In molti casi addirittura fidanzata sin dalla nascita. Destinata a passare la vita con uomini estranei e molto più grandi. Scambiata come una merce per accrescere il patrimonio e l’importanza della famiglia.
“Nell’antica Roma il matrimonio era organizzato dai padri dei futuri sposi, che facevano conoscenza solo al momento del loro fidanzamento, in occasione del quale il giovane promesso sposo consegnava alla ragazza un pegno per garantire l’adempimento della sua promessa di matrimonio, un anello che lei si metteva all’anulare della mano sinistra. I motivi erano sempre di natura economica, soprattutto in età repubblicana.”
All’inizio della storia di Roma, le ragazze si sposavano giovanissime, dai dodici anni in poi, e i matrimoni erano esclusivamente combinati, come per i Greci. E come le donne greche, anche le romane, imparata la lezione degli uomini castrati, ma capaci di avere un’erezione, non esitavano un attimo a far castrare gli schiavi più belli. A partire dalla fine della Repubblica, le romane acquistarono grande libertà e il divorzio divenne una pratica corrente, al punto che scrittori latini come Giovenale e Marziale, per esempio, raccontano di donne sposate anche dieci volte.
Nel sottile gioco dell’erotismo, la romana impara ad agghindarsi, a truccarsi, a nascondere le imperfezioni fisiche e ad esaltare i suoi punti forti. Nel godere di questa nuova libertà, frequentano le terme (che fino al II sec. d.C. saranno miste), imparano a danzare e a conoscere i giochi di società. E innamorarsi diventa proprio come un gioco. Un proverbio in uso all’epoca diceva: “E’ giocando che spesso nasce l’amore”. Tra le rovine di Pompei, distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 a.C., sui muri di alcune strade e di edifici pubblici sono stati trovati graffiti d’amore che recitano: “Se tu avvertissi il fuoco dell’amore, ti affretteresti maggiormente per vedere Venere. Io amo teneramente un ragazzo giovane e bello“. Oppure:
“Oh, come vorrei avere le tue adorate braccia attorno al mio collo e baciare le tue tenere labbra!”
Ma non era una novità: più di settanta anni prima, a celebrare il corteggiamento e l’amore come piacere, il poeta latino Ovidio aveva scritto “L’arte d’amare”, un vero e proprio manuale per insegnare all’uomo come conquistare una donna, con consigli che al giorno d’oggi possono anche farci sorridere, come questo:
“Basta che tu ti sieda accanto a lei e che al suo fianco tu stringa il tuo quanto più puoi. E se per caso, come succede, le si posa in grembo un granello di polvere, tu, pronto, cogli con le dita quel granello; e se non c’è nulla, coglilo lo stesso.”
Ma ne “L’arte di amare” si parla anche di come curare regolarmente e migliorare il proprio aspetto fisico, del fatto che le donne devono essere pregate a lungo, di come sia importante far loro regali, ricordarsi dei compleanni ed essere gentili e premurosi…